Pollock. Al consueto appuntamento con il Processo a X Factor, in onda ogni sabato alle 14, mi sono reso conto che durante la puntata del 28 Marzo è avvenuto un fatto realmente singolare. Il banco dei "piemme", ossia dei giudici di ogni risvolto comunicativo rispetto ai personaggi ed alle performance canore, annovera tra i suoi più agguerriti esponenti il giornalista Alessandro Rostagno. Rostagno è un bel personaggio, uno capace come Vittorio Sgarbi di portare la propria antipatia al paradosso, fino a risultare - almeno ai miei occhi - simpatico e di brillante intelligenza. Ne fornisco un esempio. Rostagno cita la cantante Dolcenera, sottolineando che il suo nome d'arte è improprio, quasi un ossimoro. Ora, il pubblico si divide come sempre in correnti: chi protesta e chi sostiene. Qualcuno ride. Ma nessuno che faccia notare, a Rostagno ed agli altri, che Dolcenera prende il proprio nome d'arte da un omonimo pezzo di De André, come da lei stessa ricordato a un tributo. Nemmeno il presentatore lo fa. Ora, non mi importa che qualcuno riprenda il giornalista che - fallibile come ogni essere umano - ha semplicemente commesso un errore. Mi preme sottolineare che il pubblico, così sempre convinto di potersi autodeterminare e di essere sovrano, ha perso nuovamente l'occasione per una piccola rivincita. E questo perchè, come dice Rostagno, se Pollock crea una performance e tu non la capisci la colpa non è di Pollock, ma è la tua! Allo stesso modo la sovranità dovrebbe esprimersi, anche nel loisir, attraverso la conoscenza. Ma è evidente che la TV insegna che le persone possono anche essere offese, purchè non se ne rendano conto. E pensare che Karl Popper la chiamava cattiva maestra. Dobbiamo forse ringraziarlo, Rostagno?
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